mercoledì 25 aprile 2018

(Gv 13,16-20) Chi accoglie colui che manderò, accoglie me.



VANGELO DI GIOVEDì 26 APRILE 2018
(Gv 13,16-20) Chi accoglie colui che manderò, accoglie me.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro:
«In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.
Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono.
In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami mio Signore a comprendere le tue parole, perché io mai possa allontanarmi da te e dai tuoi insegnamenti, perché mai io possa far prevalere il mio io sul volere del mio Dio.
Gesù ha appena lavato i piedi ai suoi discepoli e questi ancora si sentono confusi da questo gesto.
C’ è tutta l’ umiltà di che non si pone al comando, ma al servizio, così difficile da attuare in un mondo come il nostro, in cui la voglia di prevalere la fa da padrona.
Ma Gesù rivela che tutto quello che Lui fa, lo fa per obbedire al Padre e che se veramente vogliamo seguirlo, dobbiamo seguirlo in tutto, anche in questa umiltà e fedeltà al disegno di Dio.
Troppo spesso vogliamo essere i protagonisti della storia che viviamo e cerchiamo di far prevalere le nostre idee e siamo talmente abituati a farlo che lo facciamo anche con Dio, mettendolo al nostro servizio e non servendolo.
Dio si rivela in Gesù e noi possiamo decidere liberamente se seguirlo o no, ma come si può resistere a un tale amore, di chi sa che sta per morire per noi e si preoccupa di amarci fino all’ultimo gesto.
- "Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica" -
Gesù aggiunge ancora questa beatitudine alle altre più conosciute ed in questa le racchiude tutte, perchè il senso di tutto il suo messaggio è che è pienamente beato chi fa della sua vita un cammino dentro alla volontà del Padre.
Questo cammino lui lo sta facendo e lava i loro piedi, anche se in mezzo a loro c'è anche Giuda, che di lì a poco lo avrebbe tradito.
Non prova rabbia, ma dolore, perchè non cerca vendetta, ma offre giustizia.
A volte mettiamo tanto impegno per convertirci e per convertire, ma come a Gesù è successo, può succedere anche a noi di restare delusi, di fallire, ma questi fallimenti, non devono scoraggiarci nè fermarci.
Un vecchio detto dice :"finchè c'è vita c'è speranza" e Gesù è il più grande e meraviglioso maestro in questo, perchè supera sempre i nostri limiti con il suo immenso amore.
Essere seguace di Cristo, comporta spesso delle scelte che sono messe in discussione da chi ci circonda, da chi si sente parte del mondo e tende a farci vivere come se un cristiano stesse fuori posto su questa terra.
D’ altra parte anche Gesù, non è che ha avuto la vita facile sulla terra, faceva del bene ed era odiato, tanto che lo hanno crocefisso; perché in un mondo dove c’è la gara al successo, alla ricchezza, uno che si definisce re e viene per servire, per gli emarginati, per gli ultimi, non è compreso.
Gesù ci dice di prepararci all’ ostilità della gente, e ci dice anche un’altra cosa molto importante, ci spiega il motivo per cui il mondo ci odia, perché Lui ci ha scelto dal mondo. Spesso avvertiamo anche noi piccoli discepoli senza alcuna preparazione teologica, la grande grazia che il Signore ci ha fatto, chiamandoci alla conversione, e ripensando a quando eravamo lontani da Dio ed alla sua parola, avvertiamo lo stesso senso di disprezzo che prima noi nutrivamo verso chi era più dentro di noi, nelle cose di Dio.
Quel disprezzo era molto simile alla rabbia, quella rabbia che provavamo verso chi secondo noi, era stupido a perdersi tante cose belle della vita, e visto che ci guardava compassionevoli, li attaccavamo e ne dicevamo di tutti i colori contro di loro.
La calunnia era la nostra forma preferita, poi c’erano tutta una serie di tentativi di sfuggire all’ amore puro e a cercare la trasgressione, e questo è bene ricordarlo, perché quando vediamo qualcuno che riteniamo un gran peccatore, o un blasfemo, dobbiamo ricordarci di quando anche noi eravamo lontani.
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COMMENTO DI:
Rev. D. David COMPTE i Verdaguer
(Manlleu, Barcelona, Spagna)
Oggi, come in quei film che iniziano ricordando un fatto del passato, la liturgia fa memoria di un gesto che appartiene al Giovedì Santo: Gesù lava i piedi ai suoi discepoli (cf. Gv 13,12). Così questo gesto —letto dalla prospettiva della Pasqua— assume una validità perenne. Prestiamo attenzione, solamente, a tre idee.
In primo luogo, la centralità della persona. Nella nostra società sembra che fare sia il termometro del valore di una persona. In questa dinamica è facile che le persone siano trattate come strumenti; facilmente ci utilizziamo gli uni agli altri. Oggi il Vangelo ci incita urgentemente a trasformare questa dinamica in una dinamica di servizio: l’altro non è mai puro strumento. Si tratterebbe di vivere una spiritualità di comunione, dove l’altro —in una espressione di Giovanni Paolo II— arriva ad essere “qualcuno che mi appartiene” e un “dono per me”, al quale bisogna “dare spazio”. Il nostro linguaggio lo ha afferrato felicemente con l’espressione: “esserci per gli altri”. Ci siamo per gli altri? Li ascoltiamo quando ci parlano?
Nella società dell’immagine e della comunicazione, questo non è un messaggio da trasmettere, ma è un incarico da compiere, nel vivere quotidiano «Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica» (Gv 13,17). Forse per questo, il Maestro non si limita a una spiegazione: fissa il gesto del servizio nella memoria di quei discepoli, passando immediatamente alla memoria della Chiesa; una memoria chiamata costantemente ad essere un’altra volta gesto: nella vita di tante famiglie e di tante persone.
Per concludere, un campanello d’allarme: «Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno» (Gv 13,18). Nell’Eucaristia Gesù risorto si fa nostro servitore, ci lava i piedi. Però non è sufficiente con la presenza fisica. Bisogna imparare nell’Eucaristia e prendere coraggio per convertire in realtà che «Avendo ricevuto il dono dell'amore, moriamo al peccato e viviamo per Dio» (San Fulgenzio di Ruspe).

9 commenti:

  1. VERSIONE IN INGLESE DI GIOVEDì 26 APRILE 2018
    Liturgic day: Thursday 4th of Easter
    Gospel text (Jn 13,16-20): After Jesus had washed the feet of the disciples He said «Truly, I say to you, the servant is not greater than his master, nor is the messenger greater than he who sent him. Understand this, and blessed are you if you put it into practice. I am not speaking of you all, because I know the ones I have chosen and the Scripture has to be fulfilled that says, ‘The one who shared my table has risen against me’ I tell you this now before it happens, so that when it does happen, you may know that I am He. Truly, I say to you, whoever welcomes the one I send, welcomes me, and whoever welcomes me, welcomes the One who sent me».

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    1. MY REFLECTION
      PRAYER
      My Lord, help me to understand your words, because I can never get away from you and your teachings, because I can never bring my self to prevail upon the will of my God.

      Jesus has just washed the feet of his disciples, and they still feel confused by this gesture.
      There is all the humility that is not asked in the lead, but the service; so difficult to implement in a world like ours, where the desire to prevail is the host.
      But Jesus reveals that everything he does is done in obedience to the Father, and that if we really want to follow him, we must follow him in everything, even in this humility and faithfulness to God's plan
      Too often we want to be the protagonists of the story which we live and we try to give precedence to our ideas and we are so used to it that we do it with God, putting our service and not serving him.
      God is revealed in Jesus and we can freely decide whether to follow him or not, but how can you resist such a love, who knows who is going to die for us and cares of love until the last act.
      - "If you know these things, blessed are you if you put it into practice" -
      Jesus adds this blessing to the other best known and summarizes them all in this, because the sense of his whole message is that it is fully blessed is he who makes his life a journey into the Father's will.
      This way he is doing it and washes their feet, even if among them there is also Judas, who would betray him shortly thereafter.
      Do not test anger, but pain, why not look for revenge but justice offers.
      Sometimes we put so much effort to convert and convert, but as Jesus has happened, it can happen to us to be disappointed, to fail, but these failures should not discourage us nor stop us.
      An old saying says, "as long as there is life there is hope" and Jesus is the great and wonderful master at this, because it always exceeds our limits with his immense love.
      Being a follower of Christ, often involves choices that are being challenged by those around us, to those who feel part of the world and tends to make us live like a Christian themselves out of place on this earth.
      From the other hand, even Jesus, who has not had an easy life on earth, he did good and was hated so much that they crucified him; because in a world where there is the race to success, wealth, one who calls himself king, and is to serve, for the marginalized, for the last, is not included.
      Jesus tells us to prepare for the hostility of the people, and also tells us one other very important thing, explains why the world hates us because He chose us from the world.
      Often we feel we little disciples without any theological training, the great grace that the Lord has given us, calling us to conversion, and thinking back to when we were far from God and His word, we feel the same sense of contempt towards those before us nutrivamo was more inside of us, in the things of God.
      That contempt was very similar to anger, anger that we felt towards those who in our opinion, it was stupid to get lost so many good things in life, and since we looked compassionate, we attacked them and they said all the colors against them.
      The slander was our preferred form, then there were a whole series of attempts to escape the pure love and seek the transgression, and that it should be remembered, because when we see someone who we believe a great sinner, or a blasphemer, we must remember when we were away.

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    2. COMMENT OFF:
      Fr. David COMPTE i Verdaguer
      (Manlleu, Barcelona, Spain)

      Today, as with those movies that, at the beginning, take us back in time, our liturgy remembers a passage that belongs to the Holy Thursday: Jesus washes the feet of his disciples (cf. Jn 13:12). Thus, this gesture —read from the Easter perspective— recovers a perennial validity. Let us consider only three ideas.
      In the first place, the centrality of the person. In our society it seems that to do is the thermometer to measure a person's worth. Within this dynamic it is easy for people to be considered as tools; we use each other extremely easy. Today, the Gospel urges us to transform this dynamic into service dynamics: the other party will never be just a tool. It would rather be a matter of living a spirituality of communion, where the other one —quoting John Paul II— becomes “someone that belongs to me” and a “gift to me”, whom we have “to give room” to. In our language we could translate it as “to care about other people's feelings”. Do we care about other people's feelings? Do we listen to them when they speak to us?
      In our world of image and communications, this is not a message to transmit, but a job to be done, to live up to every day: «and blessed are you if you put it into practice!» (Jn 13:17). Maybe, this is why the Master does not limit himself to an explanation: He imprints into his disciples' memory his gesture of service, to pass it immediately on to the Church's memory; a memory that we demand to become a gesture, time and again: in the lives of so many families, of so many people.
      Finally, a warning signal: «The one who shared my table has risen against me» (Jn 13:18). In the Eucharist, Jesus resurrected becomes our servant, He washes our feet. But the physical presence is not enough. We have to learn in the Eucharist and get the necessary strength from so that it may become a reality that «having received the gift of love, we die to sin and we live for God» (Saint Fulgence, Bishop of Ruspe).

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  2. VERSIONE IN SPAGNOLO DI GIOVEDì 26 APRILE 2018
    Texto del Evangelio (Jn 13,16-20): Después de lavar los pies a sus discípulos, Jesús les dijo: «En verdad, en verdad os digo: no es más el siervo que su amo, ni el enviado más que el que le envía. Sabiendo esto, dichosos seréis si lo cumplís. No me refiero a todos vosotros; yo conozco a los que he elegido; pero tiene que cumplirse la Escritura: el que come mi pan ha alzado contra mí su talón. Os lo digo desde ahora, antes de que suceda, para que, cuando suceda, creáis que Yo Soy. En verdad, en verdad os digo: quien acoja al que yo envíe me acoge a mí, y quien me acoja a mí, acoge a Aquel que me ha enviado»

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    1. MI REFLEXIÓN
      ORACIÓN
      Mi Señor, ayúdame a comprender tus palabras, porque nunca puedo alejarme de ti y de tus enseñanzas, porque nunca puedo llevar mi auto a prevalecer sobre la voluntad de mi Dios.

      Jesús acaba de lavado los pies de sus discípulos, y ellos todavía se sienten confundidos por este gesto.
      Hay toda la humildad que no se plantea a la cabeza, pero el servicio; tan difícil de implementar en un mundo como el nuestro, donde el deseo de prevalecer es el anfitrión.
      Pero Jesús nos revela que todo lo que hace, lo hace en obediencia al Padre, y que si realmente queremos seguirlo, debemos seguirlo en todo, incluso en esta humildad y fidelidad al proyecto de Dios
      Con demasiada frecuencia, queremos ser los protagonistas de la historia que vivimos y tratamos de dar prioridad a nuestras ideas y estamos tan acostumbrados a ella que lo hacemos con Dios, poniendo a nuestro servicio y no le sirve.
      Dios se revela en Jesús y que puede decidir libremente si seguirlo o no, pero ¿cómo se puede resistir a ese amor, que sabe que va a morir por nosotros y de los afanes de amor hasta el último acto.
      – “Si sabéis estas cosas, bienaventurados seréis si lo pones en práctica” –
      Jesús añade esta bendición a otro más conocido y se los resume en esto, ya que el sentido de todo su mensaje es que está totalmente bendito es el que hace de su vida un viaje a la voluntad del Padre.
      De esta manera lo está haciendo y lava los pies, incluso si entre ellos hay también Judas, el que lo iba a entregar poco después.
      No pruebe la ira, pero el dolor, ¿por qué no buscar venganza sino justicia ofertas.
      A veces ponemos tanto esfuerzo para convertir y convertirlos, sino como Jesús ha sucedido, le puede pasar a nosotros para estar decepcionado, al fracaso, pero estas fallas no nos debemos desalentar ni detenernos.
      Un viejo refrán dice, “mientras hay vida hay esperanza”, y Jesús es el gran y maravilloso maestro en esto, porque siempre supera nuestros límites con su inmenso amor.
      Ser un seguidor de Cristo, a menudo implica decisiones que están siendo desafiadas por los que nos rodean, a los que se sienten parte del mundo y tiende a hacernos vivir como un cristiano a sí mismos fuera de lugar en esta tierra.
      De otro lado, a Jesús, quien no ha tenido una vida fácil en la tierra, lo hizo bien y fue odiado tanto que lo crucificaron; porque en un mundo donde existe la carrera hacia el éxito, la riqueza, alguien que se hace llamar rey, y es la de servir, para los marginados, para el último, no está incluido.
      Jesús nos dice que debemos prepararnos para la hostilidad de la gente, y también nos dice otra cosa muy importante, explica por qué el mundo nos odia porque Él nos ha escogido desde el mundo.
      A menudo nos sentimos pequeños discípulos sin ningún tipo de formación teológica, la gran gracia que el Señor nos ha dado, que nos llama a la conversión, y pensar de nuevo a cuando estábamos lejos de Dios y de su palabra, sentimos la misma sensación de desprecio hacia los que nos precedieron nutrivamo estaba más dentro de nosotros, en las cosas de Dios.
      Ese desprecio era muy parecido a la ira, la ira que sentimos hacia los que en nuestra opinión, era estúpido perderse tantas cosas buenas en la vida, y ya que nos parecía compasivo, que los atacó y dijo que todos los colores en su contra.
      La calumnia fue nuestra forma preferida, entonces hubo una serie de intentos de escapar el amor puro y buscar la transgresión, y que hay que recordar, porque cuando vemos a alguien que creemos que un gran pecador, o un blasfemo, debemos recordar cuando estábamos lejos.

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    2. COMMENTAIRE DE:
      Rev. D. David COMPTE i Verdaguer
      (Manlleu, Barcelona, España)

      Hoy, como en aquellos films que comienzan recordando un hecho pasado, la liturgia hace memoria de un gesto que pertenece al Jueves Santo: Jesús lava los pies a sus discípulos (cf. Jn 13,12). Así, este gesto —leído desde la perspectiva de la Pascua— recobra una vigencia perenne. Fijémonos, tan sólo, en tres ideas.

      En primer lugar, la centralidad de la persona. En nuestra sociedad parece que hacer es el termómetro del valor de una persona. Dentro de esta dinámica es fácil que las personas sean tratadas como instrumentos; fácilmente nos utilizamos los unos a los otros. Hoy, el Evangelio nos urge a transformar esta dinámica en una dinámica de servicio: el otro nunca es un puro instrumento. Se trataría de vivir una espiritualidad de comunión, donde el otro —en expresión de San Juan Pablo II— llega a ser “alguien que me pertenece” y un “don para mí”, a quien hay que “dar espacio”. Nuestra lengua lo ha captado felizmente con la expresión: “estar por los demás”. ¿Estamos por los demás? ¿Les escuchamos cuando nos hablan?

      En la sociedad de la imagen y de la comunicación, esto no es un mensaje a transmitir, sino una tarea a cumplir, a vivir cada día: «Dichosos seréis si lo cumplís» (Jn 13,17). Quizá por eso, el Maestro no se limita a una explicación: imprime el gesto de servicio en la memoria de aquellos discípulos, pasando inmediatamente a la memoria de la Iglesia; una memoria llamada constantemente a ser otra vez gesto: en la vida de tantas familias, de tantas personas.

      Finalmente, un toque de alerta: «El que come mi pan ha alzado contra mí su talón» (Jn 13,18). En la Eucaristía, Jesús resucitado se hace servidor nuestro, nos lava los pies. Pero no es suficiente con la presencia física. Hay que aprender en la Eucaristía y sacar fuerzas para hacer realidad que «habiendo recibido el don del amor, muramos al pecado y vivamos para Dios» (San Fulgencio de Ruspe).

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  3. VERSIONE IN FRANCESE GIOVEDI 26 APRILE 2018.

    Jour liturgique : Temps de Pâques - 4e Semaine: Jeudi

    Martyrologe 26 avril : Saint Isidore, evêque et docteur de l’Église
    Texte de l'Évangile (Jn 13,16-20): Après qu'il leur eut lavé les pieds, leur dit: «Amen, amen, je vous le dis: le serviteur n'est pas plus grand que son maître, le messager n'est pas plus grand que celui qui l'envoie. Si vous savez cela, heureux êtes-vous, pourvu que vous le mettiez en pratique. Je ne parle pas pour vous tous. Moi, je sais quels sont ceux que j'ai choisis, mais il faut que s'accomplisse la parole de l'Écriture: Celui qui partageait mon pain a voulu me faire tomber. Je vous dis ces choses dès maintenant, avant qu'elles n'arrivent; ainsi, lorsqu'elles arriveront, vous croirez que moi, je suis. Amen, amen, je vous le dis: recevoir celui que j'envoie, c'est me recevoir moi-même; et me recevoir, c'est recevoir celui qui m'envoie».

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    1. REFLEXION DE LELLA

      PRIERE: Aide-moi Seigneur à comprendre tes Paroles, pour que je ne puisse jamais m'éloigner de toi et de tes enseignements, et que jamais je puisse faire prévaloir mon moi sur le vouloir de mon Dieu.

      - A peine que Jésus a lavé les pieds de ses disciples et ceci se sentent encore confondu par ce geste. Il y a toute l'humilité de celui qui ne se pose pas au commandement, mais au service, si difficile à réaliser dans un monde comme le nôtre dans lequel l'envie de prévaloir se fait patronne. Mais Jésus révèle que tout ce qu'il fait, il le fait pour obéir au Père et que si vraiment nous voulons le suivre, nous devons le suivre en tout, même en cette humilité et fidélité au dessin de Dieu. Nous voulons trop souvent être les protagonistes de l'histoire que nous vivons et nous cherchons à faire prévaloir nos idées et nous sommes tellement habitués à le faire que nous le faisons aussi avec Dieu, en le mettant à notre service mais en ne le servant pas. Dieu se révèle en Jésus et nous pouvons décider librement de le suivre ou non, mais comment peut-on résister à un tel amour, par celui qui sait qu'il reste pour mourir pour nous et il se préoccupe de nous aimer jusqu'au dernier geste. "En sachant ces choses, vous êtes bienheureux si vous les mettez en pratique" Jésus ajoute encore cette béatitude aux autres plus connues et en celle-ci il les renferme toutes, parce que le sens de tout son message est que celui qui fait de sa vie un chemin dans la volonté du Père est pleinement bienheureux. Ce chemin il est en train de le faire et lave leurs pieds, même si au milieu d'eux il y a aussi Judas, qui d'ici peu l'aurait trahi. Il n'éprouve pas de colère mais de la douleur, parce qu'il ne cherche pas de vengeance, mais il offre la justice. Parfois nous mettons beaucoup d'engagement pour nous convertir et pour convertir, mais comme Jésus a succédé, il peut arriver à nous aussi d'être déçus, de faire faillite, mais ces faillites ne doivent pas nous décourager ni nous arrêter. Un vieux dicton dit: "tant qu'il y a vie il y a espoir" et Jésus est le plus grand et merveilleux maître en cela, parce qu'il dépasse toujours nos limites avec son amour immense. Être disciple du Christ comporte souvent des choix qui sont mis en discussion de ceux qui nous entourent, de ceux qui se sentent partie du monde et tentent de nous faire vivre comme si un chrétien restait hors place sur cette terre. D'autre part Jésus n'est pas quelqu'un qui a eu la vie facile sur la terre, il faisait du bien et était tant haïes qui l'ont crucifié; parce que dans un monde où il y a compétition au succès, à la richesse, celui qui se définit roi et vient pour servir, pour les marginaux, pour les derniers, celui la n'est pas compris. Jésus nous dit de nous préparer à l'hostilité des gens, et il nous dit aussi une autre chose très importante, il nous explique le motif pour lequel le monde nous hait, parce qu'Il nous a choisis dans le monde. Avertissons souvent aussi les petits disciples sans aucune préparation théologique, la grande grâce que le Seigneur nous a fait, en nous appelant à la conversion, et en repensant à quand nous étions loin de Dieu et de sa Parole, avertissons le même sens de mépris que nous nourrissions avant envers ceux qui étaient plus que nous dans les affaires de Dieu. Ce mépris était très semblable à la colère, cette colère que nous éprouvons envers ceux qui selon nous, étaient stupide de perdre font de belles choses de la vie, et vu qu'il nous regardait compatissant, nous les attachions et nous en disions de toutes les couleurs contre eux. La calomnie était notre forme préférée, il y avait ensuite toute une série de tentatives de fuir l'amour pur et chercher la transgression, et ceci est bien de le rappeler, parce que quand nous voyons quelqu'un que nous croyons grand pécheur ou blasphémateur, nous devons nous rappeler de quand nous aussi nous étions lointains.

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    2. Commentaire de l'Abbé David COMPTE i Verdaguer
      (Manlleu, Barcelona, Espagne)

      Aujourd'hui comme dans ces films qui commencent par raconter un événement passé, la liturgie se souvient d'un geste qui appartient au Jeudi Saint: Jésus lave les pieds de ses disciples (cf. Jn 13,12). Lu dans la perspective de Pâques, ce geste acquiert une valeur permanente. Voici simplement trois idées.

      D'abord, le caractère central de la personne. Dans notre société, on dirait que le faire est le thermomètre de la valeur de quelqu'un. Il est alors facile de traiter les gens comme des instruments; nous nous servons des autres. L'Évangile d'aujourd'hui nous pousse à transformer cette dynamique en une dynamique de service: l'autre n'est jamais un pur instrument. Il s'agit de vivre une spiritualité de communion, où l'autre —selon les mots de Jean-Paul II— en vient à être «quelqu'un pour moi», un «don qui m'est adressé», auquel je dois «faire sa place». Sommes-nous attentifs aux autres? Les écoutons-nous quand ils nous parlent?

      Dans une société de l'image et de la communication, il ne s'agit pas d'un message à transmettre, mais d'une tâche à remplir, à vivre chaque jour: «Heureux êtes-vous, pourvu que vous le mettiez en pratique» (Jn 13,17). Voilà peut-être pourquoi le Maître ne se borne pas à une explication: il imprime le geste de service dans le souvenir des disciples, pour que l'Église en fasse mémoire; mémoire constamment appelée à se faire à nouveau geste: dans la vie des familles, dans la vie des personnes.

      Et pour finir un cri d'alerte: «Celui qui partageait mon pain a voulu me faire tomber» (Jn 13,18). Dans l'Eucharistie, Jésus ressuscité se fait notre serviteur, Il nous lave les pieds. Mais notre assistance physique ne suffit pas. Il faut apprendre de l'Eucharistie et y puiser les forces pour qu'il soit vrai qu'«ayant reçu le don de l'amour, nous mourions au péché et vivions pour Dieu» (Saint Fulgence de Ruspe).

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